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3 motivi per cui i commenti stanno morendo

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Ok, sarò sincero: questo post nasce da un’impressione soggettiva, ma che tuttavia riscontro quotidianamente sui blog che seguo. Vorrei precisare, inoltre, che quando parlo di commenti intendo quelli diretti ai post dei blog che vengono scritti immediatamente sotto l’articolo.

È impossibile non notare come essi siano calati un po’ in tutte le nicchie (ad eccezione forse di quella alla quale appartengo io, ma è naturale che i lavoratori del Web abbiano una certa sensibilità), tanto da far pensare che il Web stia perdendo la sua portata sociale. Tuttavia, indagando meglio, ci si accorge che è l’esatto contrario e che i social network hanno amplificato le interazioni tra blogger e lettori, dunque la causa della morte dei commenti, secondo me, è da ricercare negli strumenti offerti dai social, in particolare ne ho individuati tre. Magari potranno sembrare banali, ma non lo sono.

Le condivisioni

Quando un blogger condivide un suo post sui social, richiede l’attenzione di quel pubblico, ovvero i suoi contatti. Ora, tralasciando il fatto che molti commentano senza leggere (quanta gente prende per vere le notizie di Lercio?), quando il blogger propone un contenuto su un determinato canale è naturale che le risposte arrivino da quel canale e non da altri. Per capirci, molti leggono il post e poi ritornano da dove sono venuti per commentare quanto appena appreso.

La viralità

Se un contenuto è piaciuto non è detto che si possa esprimerlo solo attraverso i commenti: la condivisione, oggi, è la forma di apprezzamento più proficua, poiché fa sì che il suddetto contenuto arrivi ad un numero di persone di volta in volta maggiore. Più piace, più è virale.

Quanti di noi vediamo contenuti che ci interessano e anziché commentare li condividiamo esprimendo una nostra impressione? Inutile pensare, accade molto spesso.

I like

Per esprimere un feedback positivo gli utenti si avvalgono di segnali che ogni buon social mette a disposizione: i famigerati like. Certo, poi possiamo chiamarli mi piace, +1, cuoricini, stelline (sebbene queste ultime vengano usate in modo improprio) e mille altri nomi, ma sta di fatto che molte persone li sostituiscono ai commenti.

Qualcuno proporrebbe di eliminarli, ma credo sia una mossa suicida quasi quanto uscire dall’euro: si parte dalla considerazione che internauta medio è pigro e non ha la minima voglia di scrivere un commento. Se questi piccoli pulsanti positivi non ci fossero, allora sì che l’interazione morirebbe.

Conclusioni

Il messaggio è chiaro: i commenti non sono morti, si sono soltanto spostati altrove, quindi non badare troppo a quel numero e non deprimerti se è basso, perché esso è riduttivo e ti impedisce di vedere la reale portata dei tuoi contenuti. Sei d’accordo? Badi di più ai commenti o ai segnali sociali? Quale tra le due è la metrica più importante? Mi piacerebbe sentire la tua opinione in merito. 😉

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Mario Palmieri

Mi chiamo Mario Palmieri e sono un digital copywriter. Mi occupo di scrivere testi pubblicitari e contenuti per conto di aziende e professionisti che vogliono farsi conoscere sul web.

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