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6 falsi consigli sull’e-mail marketing

6 consigli su email marketing

La tua newsletter è un canale molto importante: a seconda di quanto decidi di investirci può determinare il successo oppure il fallimento della tua campagna. Vien da sé che se ci stai investendo poco ti consiglio di puntarci di più: tutti ormai hanno almeno una casella di posta che leggono ogni giorno anche dal cellulare.

Ovviamente l’e-mail marketing non può essere fatto alla buona: esistono delle regole basilari da rispettare, sulle quali ognuno poi costruisce il suo metodo, ma le basi sono essenziali.

Su questo argomento gli articoli in rete si sprecano e i consigli non mancano mai, ma sono sempre validi?

Proprio su questo argomento, infatti, ho notato una quantità di articoli impressionante, ma molti riportanti fantomatici consigli che, a mio avviso, non sono tali. E dire che spesso hanno anche titoloni a suon di guide definitive e tecniche segrete.

Diversamente, invece, da quegli articoli semplicemente vecchi e quindi non più efficaci, ma che si sono inchiodati nelle SERP.

Per aiutare chi ha appena deciso di sfruttare questo potente mezzo di comunicazione, ho provato a raccogliere i più diffusi falsi consigli sull’e-mail marketing, con questo risultato:

1. I provider evitano i filtri anti-spam

Falso: ad esempio, usare MailChimp non ti garantisce che non finirai nella posta indesiderata. Sicuramente servirsi di un provider molto noto aiuta in tal senso, ma il metodo più efficace per non finire nello spam è uno solo: non spammare.

2. L’oggetto è la parte più importante

Sbagliato: in ogni cosa che scrivi online la parte più importante è sempre il contenuto. Un subject ben scritto fa sì che l’e-mail venga aperta, ma ciò che ti fa maturare conversioni è il contenuto, non certo il titolone.

3. Utilizzare molte immagini

Il successo dei contenuti visual sul web è incomparabile, nessuno può negarlo, quindi sì, alla base l’idea di inserire immagini di qualità nelle e-mail non è sbagliata, se non fosse che molti leggono la posta da un client che per impostazione predefinita le blocca tutte. Se devi scrivere informazioni importanti fallo in formato testuale.

4. Inviare contenuto personalizzato in base a ciò che un utente cerca sul sito

La situazione-tipo è questa: un utente scarica un ebook su un qualsiasi argomento e si iscrive alla tua newsletter. Successivamente, provvederai ad inviargli contenuto simile a quello che ha scaricato.

Il ragionamento fila, ma come si dice, due indizi fanno una prova, non uno. Potrebbe accadere che quell’utente ha scaricato quell’ebook per un motivo diverso da quello che credi. Questo vuol dire che gli invierai, inutilmente, contenuti che non gli piacciono. Il mio consiglio è di attendere e studiare meglio il comportamento di ogni utente, prima di profilarlo definitivamente.

5. Ignorare la composizione del target

Raccogliere iscrizioni in maniera indiscriminata non sempre è la scelta giusta: nell’inbound marketing la qualità supera la quantità, tienilo sempre a mente ed assicurati di inviare il contenuto giusto al pubblico giusto.

6. Iscrizioni senza conferma

Certo, perché l’utente medio è pigro e poi spesso la mail di conferma può finire nello spam facendoti perdere quindi un iscritto in più.

Anche in questo caso le intenzioni sono le migliori, ma non c’è intelligenza in questo. Non c’è intelligenza nel trovarsi una lista piena di indirizzi digitati male o di indirizzi che non desiderano le tue email e che sono stati iscritti da un bot che ha fatto tutto al posto loro.

Altri falsi consigli

Questi sono quelli più ricorrenti, a mio parere. Tu ti sei mai trovato a seguire qualche consiglio che non ha funzionato? Proviamo a continuare questa lista. 😉

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Mario Palmieri

Mi chiamo Mario Palmieri e sono un digital copywriter. Mi occupo di scrivere testi pubblicitari e contenuti per conto di aziende e professionisti che vogliono farsi conoscere sul web.

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L’obiettivo della campagna su Facebook era quello di aumentare il numero degli iscritti facendo appello a tutti quei marketer che fanno fatica a produrre contenuti nuovi e genuini per il loro business. Il tono richiesto doveva essere amichevole, come a parlare da collega a collega.

L'idea

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Ho voluto ricreare la situazione tipica del content creator di fronte al monitor senza ispirazione. Dato il basso budget, come visual ho dovuto fare ricorso a immagini di stock, ma ho preferito un buffo cagnolino al solito tizio impanicato.

La head rappresenta la voce del collega che bonariamente scherza sul momento di sconforto e propone una soluzione che verrà poi spiegata nel testo dell’annuncio: ContenTricks.