Non tutti lo sanno, ma agli inizi della sua carriera Ron era noto col suo vero nome: Rosalino Cellamare. Noto si fa per dire, perché nonostante fosse bravo nel suo genere lo seguivano in pochi e non a caso, il suo successo coincide anche con la scelta del nome d’arte Ron.
Questo è solo uno dei tanti casi in cui un buon naming può cambiare un destino, che sia un cantante, un prodotto o un brand. Magari il tuo.
Perché dovresti voler cambiare nome al tuo brand?
Il brand naming spesso viene sottovalutato, ma se vuoi costruire un’immagine vincente il punto di partenza è proprio questo. Per prima cosa il nome deve essere comprensibile al tuo target poi deve far capire chi sei e cosa fai con la maggior precisione possibile. Tuttavia, col tempo il tuo business potrebbe crescere e potresti voler offrire nuovi prodotti o servizi, rendendoti conto che quel nome non ti rappresenta più, oltre a limitare le tue possibilità.
Altre volte invece i tempi cambiano e un brand naming che ebbe successo venti o trenta anni fa oggi non ha più lo stesso appeal. Creare un nome che resti sulla cresta dell’onda per decenni o addirittura per secoli è davvero difficile, anche se esistono molti marchi che non hanno mai cambiato nome nonostante la loro veneranda età, ma a quel punto è l’immagine a dover stare al passo con le epoche (Coca Cola, ad esempio).
Oppure, semplicemente, il nome che hai scelto non riscuote il successo che avevi sperato.
Come scegliere il nuovo nome?
Bene, hai deciso di regalare questa piccola grande rivoluzione al tuo brand. Come sfruttare al meglio questa occasione? Ovviamente facendo in modo che tu non debba mai più cambiare il nome al tuo brand, e in questo posso darti qualche consiglio:
- Sii specifico, ma non troppo: fai capire cosa fai e quale problema risolvi alla tua nicchia di riferimento, ma cerca di usare parole che hanno più significati, in modo da essere adatte anche ad un eventuale ampliamento della tua offerta.
- Suscita emozioni: cerca di scegliere parole che siano connesse alla sfera emozionale: è la parte più profonda di noi, dove ogni cosa resta impressa. Il nome Facebook, ad esempio, si può tradurre con l’espressione libro aperto, la quale ispira confidenza, empatia, fiducia.
- Evita le parole senza senso: c’è stato un tempo in cui nessuno sapesse cosa fosse Google e cosa facesse. L’azienda ha dovuto investire tempo, denaro ed energie per far sì che la connessione tra il brand e la mission fosse evidente.
- Evita i nomi propri: se io aprissi un’agenzia e la chiamassi Mario Palmieri & Co. nessuno capirebbe di cosa mi occupo, il che è sbagliato e controproducente, oltre al fatto che memorizzare un nome proprio è più difficile (quante volte ti presentano un amico e ne dimentichi il nome dopo tre secondi?).
Come vedi, il brand naming non è uno scherzo e cambiare un nome non è una scelta da fare a cuor leggero e che in questi casi affidarsi ad un professionista è molto importante. Immagina di dover cambiare nome alla tua azienda dall’oggi al domani: come lo sceglieresti?