Fin da quando esiste la SEO ed i suoi algoritmi, gli stratagemmi per scalare le posizioni hanno spopolato tra tutti i webmaster senza voglia e pazienza di coltivare uno spazio web e smaniosi di vedere risultati concreti.
Sui social network, in particolar modo su Facebook, è sorto lo stesso identico problema: ormai la stragrande maggioranza dei siti informativi usano questa tecnica per ottenere like, commenti e condivisioni in modo artificiale. Si tratta del click baiting.
In cosa consiste il click baiting?
Si pubblica un contenuto fuori dall’ordinario o dal forte contenuto emozionale, in ogni caso un contenuto potenzialmente virale, e lo si condivide sui social network con qualche vaga descrizione che ne esalti la straordinarietà e l’urgenza di conoscere il contenuto della notizia.
Dopo aver cliccato sul link in questione, si scopre che la notizia non era poi così esaltante, che la pagina è piena di inutili pubblicità e pop-up potenzialmente dannosi e la promessa di una terribile rivelazione viene disattesa.
Esistono anche delle varianti, come quella in cui è necessario condividere un post per visualizzare il contenuto oppure bisogna mettere mi piace su una determinata pagina. Altre volte, invece, verrà richiesta l’installazione di un componente aggiuntivo che metterà un like su delle pagina ad insaputa del malcapitato utente.
Tecniche ovviamente non regolari, molto utilizzate da chi pratica la vendita di fan su Facebook.
Come mai è così diffuso, anche tra le fonti autorevoli?
Innanzitutto, secondo me, chi pratica questa strategia non è così autorevole come si vuole mostrare.
C’è da dire, però, che se il click baiting ha raggiunto una frequenza di utilizzo così alta è perché Facebook l’ha ritenuta, fino a poco tempo fa, una tecnica assolutamente legittima.
Sì, esatto, fare click baiting, sebbene non sia etico, è perfettamente regolare.
Il problema nasce dal fatto che se ci si attiene alle linee guida, tale pratica non può essere considerata spam.
Per questo motivo quotidiani come Il Mattino, ma anche altre testate come il blog ufficiale di Beppe Grillo, ne fanno un uso abbondante.
A questi si aggiunge poi la miriade di siti sportivi che, soprattutto in estate ed in clima calciomercato, usano scoop di grande risonanza come esca per ottenere click e like.
Davvero Facebook non fa niente?
Come dicevo prima, fino a qualche mese fa la pratica era accettata. Ora continua ad esserlo solo in via teorica, perché dal punto di vista pratico Facebook ha migliorato il proprio algoritmo ed ora penalizza quei post che presentano grosse sproporzioni tra i click ed i like o condivisioni ricevuti, il che vuol dire che se un link viene cliccato spesso, ma riceve pochi like viene considerato come spam dal suddetto algoritmo.
Un po’ approssimativo, ma è un primo passo.
Eticamente parlando, come giudichi il click baiting? Come lo fermeresti, se lo fermeresti? La parola passa a te. 😉