Ci sei, senti che stai per scrivere un pezzo sensazionale e pensi che sarà un articolo da Palma di Cannes. Poi però lo rileggi e a stento ti sembra valido per vincere una palma da cocco. Ti è capitato spesso, vero? Quel periodo poteva essere scritto meglio, quell’introduzione poteva essere più lunga e potevi mettere qualche immagine in più…
Aspetta, rifletti un attimo: e se effettivamente l’articolo andasse già bene così? E se avessi già detto tutto ciò che c’era da dire senza dilungarsi ulteriormente?
L’autocritica costante è un’alleata ambigua per i blogger: può migliorarti giorno dopo giorno, ma può anche logorare la tua autostima.
Questa considerazione nasce da una conversazione su Twitter di questa mattina con Alessandro Pozzetti, nella quale Alessandro riteneva che un suo articolo fosse troppo scarno e quindi inadatto alla pubblicazione e si rimproverava, a mio parere ingiustamente, di non aver perfezionato il post.
Ho letto il post e poi l’ho riletto dopo la sua autocritica e in entrambi i casi mi è sembrato ottimo: ha subito centrato il punto, ha descritto gli eventi e fatto le sue valutazioni lasciando anche qualche spunto di discussione.
Il registro linguistico usato è semplice e perfettamente lineare, ma attenzione: non è banale. Penso che la cultura sia anche lasciare che gli altri comprendano ciò che comprendiamo noi. Come diceva Brecht in una sua celebre poesia: è la semplicità, che è difficile a farsi. [twitta questa frase]
A volte la strada più semplice è realmente quella più giusta da seguire e non sempre la complessità di stile paga. Sta al bravo blogger differenziare i vari casi ed usare il lessico più adatto.
Io stesso nei miei articoli uso raramente gli stessi vocaboli (pur senza mutare lo stile), visto che per quanto si possa parlare di nicchia, gli argomenti sono tanti e presentano molteplici sfaccettature e del resto ti basta guardare le categorie alla destra di questo post per capire quanto siano diversi tra loro i topic del mio blog.
Tu che linguaggio usi nel tuo blog? Sei sicuro di essere sempre comprensibile ai tuoi lettori e soprattutto di non essere troppo severo con te stesso?
5 risposte
Grazie Mario, sia per la citazione che per la critica positiva 🙂
Non mi sento ancora un vero e proprio #blogger, peraltro sto sviluppando da pochi mesi la mia capacità #copy con corsi e letture (libri), sicuramente le tue considerazioni mi hanno dato un’iniezione di fiducia che mi mancava!
Poi, la citazione di Brecht, tanta roba!!! 😀
Nel mio blog, riprendendo la tua domanda, cerco di usare un linguaggio adatto a tutti, con qualche parola qua e là più professionale. Questo perchè mi rivolgo non solo agli esperti ma anche quegli utenti che si vogliono affacciare (o si stanno affacciando ora) al mondo dei #SocialMedia .
Beh, se queste sono le premesse, farai tanta strada! 😀
Grazie mille Mario, davvero 🙂
Bravi entrambi, per la semplicità di esposizione, perchè se tutti scrivessero così noi poveri “inseguitori” capiremmo molto di più e meglio, perchè non usare un linguaggio forbito non vuol dire essere ignorante ma capire qual’è il livello di conoscenza della moltitudine e, di conseguenza, dare la possibilità a tutti di capire e di comportarsi di conseguenza. Come dice Alessandro, il mondo è sempre più social ma è vero anche che, proprio per la quantità di persone che ha facilmente accesso ai nuovi media, sono pochi quelli che li utilizzano correttamente.
Grazie Monica! Hai centrato il punto: maggiore sarà l’utilizzo dei social, maggiori saranno le probabilità che esistano persone che ne ignorano le regole e il funzionamento. Non che noi siamo illuminati, ma visto che abbiamo un minimo di conoscenza in più, è compito nostro spiegare tali regole.