Sono sicuro che ogni volta che pubblicizzato un tuo prodotto o servizio hai cercato di farlo apparire migliore rispetto a quelli della concorrenza illustrando le caratteristiche che lo rendevano tale ed i benefici che ne derivano.
L’intento, insomma, è quello di apparire più grandi degli altri.
Tuttavia, sai bene che il tuo prodotto così come il tuo brand, non è esente da critiche e se hai una certa esperienza sai bene che prima o poi tutti i punti deboli verranno fuori e sarai obbligato a migliorare il tuo prodotto, che a quel punto sarà diventato obsoleto.
Oggi, però, voglio mostrarti che si può partire anche da un altro punto di vista.
L’autocritica è la miglior forma di modestia, e quella attira sempre grandi simpatie agli occhi del pubblico, poiché è indicativa di grande sincerità, inoltre conosciamo le attenzioni che il common sense mostra verso gli umili.
Partire con una sana autocritica, dunque, può diventare un grande vantaggio in termini di emozionalità, ma non è tutto: con l’autocritica si possono ugualmente mettere in evidenza le peculiarità del proprio prodotto, con la differenza che stavolta si giocherà al ribasso: in pratica dovrai mostrare semplicità di fronte alla complessità dei tuoi competitor.
Porsi su un piano inferiore rispetto al resto del mercato, inoltre, può comunicare che si farà di tutto per arrivare al livello successivo, il che porterà il cliente a relazionarsi con una realtà in continua evoluzione e miglioramento, a differenza di chi afferma di essere già il migliore e programma di restare così com’è.
Bada bene, con questa tecnica dovrai fare molta attenzione! Quando usi l’approccio dell’umiltà per lanciare il tuo messaggio, cammini su una linea sottile che divide la modestia dal vittimismo, e quello non te lo perdona nessuno.
Qualche esempio celebre? Beh, possiamo guardare quasi tutte le pubblicità realizzate da Bill Bernbach, famoso creativo che ha operato nel corso del ‘900. È suo lo slogan Think small lanciato da Volkswagen qualche decennio fa, così come è suo il merito del successo della celebre bottiglia del Chivas Regal, che a suo tempo rappresentò una rivoluzione nel campo del packaging.
Il titolo recita: Quale idiota ha cambiato di nuovo la bottiglia del Chivas Regal? Un titolo provocatorio e che inizialmente critica la scelta dell’azienda, ma attira l’attenzione in modo molto efficace, cosa utile affinché il lettore legga i motivi di tale cambiamento, spiegati subito dopo.
Conoscevi questa tecnica? Hai mai visto usarla? Che effetto ti ha fatto? Sono curioso di sentire la tua opinione. 😉