Hai bisogno di un copywriter per la tua azienda. Va bene. La prima cosa, quella più logica da fare, è quella di decidere i criteri con cui sceglierai il professionista a cui affidarti. La seconda cosa, è scegliere un professionista che soddisfi quei criteri.
Uno dei parametri su cui si basa tale scelta, è senza dubbio il prezzo, o comunque il rapporto qualità/prezzo. Come è naturale che sia, magari ti aspetti di trovarli sul sito del professionista in questione, ma trovi che non è mai così. Non solo: facendo una ricerca più generica su Google, scopri che un tariffario copywriter sembra non esistere. Niente, nemmeno qualche vaga indicazione di quanto possa costare un articolo su un blog o un testo per una pubblicità. Perché? Perché, appunto, non esiste.
In effetti la cosa porta non pochi problemi sia ai clienti, sia ai professionisti. Il fatto che non sia presente un tariffario copywriter, infatti, porta a conoscere molti potenziali clienti che, ignari di quanto possa valere un contenuto sul web, sono pronti a proporre 50 centesimi per 500 parole, argomentando che si tratta solo di scrivere parole alla tastiera e ci vogliono cinque minuti. Nessuna delle due cose è vera, naturalmente.
Come aiuterebbe un tariffario copywriter?
Innanzitutto, un tariffario, come tale, aiuterebbe a sancire qual è il prezzo minimo di un determinato lavoro, il che porrebbe fine a ingiustizie di lavori sottopagati o peggio, pagati in visibilità. Aiuterebbe, inoltre, chi vuole iniziare questo lavoro ad avere un’idea chiara delle tariffe da cui iniziare per farsi conoscere e contemporaneamente percepire un guadagno dignitoso.
Perché non esiste un tariffario copywriter?
Innanzitutto, incredibile ma vero, sarebbe illegale: secondo l’Antitrust, che ha reso illecito un documento di linee guida scritto da TP e ACPI nel 2009, non essendo una professione dotata di ordine e albo degli iscritti, non è possibile che essa goda di un tariffario fisso, poiché ciò costituirebbe un accordo tra professionisti che limiterebbe la libera concorrenza. I copywriter, insomma, non essendo un ordine professionale, non possono avere un tariffario minimo. Già questo sembrerebbe sancire la fine della storia, ma c’è altro.
Limiti materiali nello stabilire un tariffario copywriter
Esistono anche altri motivi di natura non burocratica, che impediscono di creare un tariffario copywriter. Ad esempio, quanto tempo ci vuole per scrivere un articolo?
Dopo qualche anno passato nel settore, personalmente non so ancora dare una risposta: innanzitutto perché ci sono argomenti che conosco meglio di altri, dunque mi prendono un tempo minore rispetto ad altri. Gli stessi articoli, poi, prima di essere scritti hanno bisogno di una fase preliminare di ricerca e documentazione e quel tempo non può essere regalato. Quanto è complesso l’articolo nel suo insieme? Le informazioni di cui abbiamo bisogno possono essere reperite gratuitamente oppure ci sono dei costi da sostenere? Come vedi ci sono molte variabili in gioco. E parliamo di un semplice post. Immagina se si trattasse di uno slogan o di un lavoro di naming.
Limiti professionali
Esistono poi dei limiti di ordine professionale, per i quali un tariffario potrebbe essere più un problema che una soluzione: ad esempio, tutti i prezzi finirebbero per appiattirsi inevitabilmente verso i minimi previsti, costringendo molti professionisti a sacrificare la qualità pur di “starci dentro” e non perdere terreno nei confronti della concorrenza. Chi ne uscirebbe penalizzato sarebbe proprio il cliente finale. Esiste poi un concetto fondamentale che chiude definitivamente la questione: il valore del proprio lavoro. Ognuno, infatti, può attribuire un valore diverso al proprio lavoro e al proprio tempo. Questo è un punto cardine del libero mercato e non può scomparire per alcune professioni in particolare. Se qualcuno è in disaccordo con questa idea, dovrebbe anche essere in disaccordo con l’idea stessa di libero mercato per coerenza.
Il tuo parere
Personalmente, io sono del parere che si debba decidere un prezzo minimo per ogni servizio praticato sulla base dei costi sostenuti e un piccolo margine che dovrebbe consentire al professionista di pagarsi uno stipendio dignitoso. Questa deve essere la base. A meno di tale cifra, il lavoro deve essere rifiutato. Poi, per incrementare i propri guadagni sulla singola vendita basta offrire qualche extra al cliente. Tu sei d’accordo? Come decidi i tuoi prezzi? Raccontalo in un commento.
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